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lug
28
2016
Troppo rumore in Europa, inquinamento acustico per 1 cittadino su 4
L'inquinamento acustico costituisce uno dei maggiori problemi ambientali in Europa; almeno un cittadino
europeo su quattro sarebbe esposto a livelli di rumore da traffico stradale oltre i limiti, per un totale di oltre 125 milioni di persone. Circa il 18% della superficie europea può essere considerata "tranquilla", ma il 33% risente potenzialmente dell'inquinamento acustico. La più alta percentuale di zone tranquille si trova in Paesi come Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia, dove la densità di popolazione è relativamente bassa, ma anche nella regione alpina o vicino alla costa mediterranea. Circa il 27% dei siti protetti Natura 2000 in Europa hanno ampie zone tranquille, anche se un quinto dei siti protetti sono esposti a livelli elevati di rumore. Le zone più rumorose, invece, si concentrano in aree con densità più elevata, come Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi. Lo rileva un report dell'Agenzia europea per l'ambiente che fornisce una prima mappatura delle potenziali zone tranquille nelle regioni rurali europee e offre una panoramica su come queste zone potrebbero dare beneficio alle popolazioni umane ed animali. Tra gli effetti nocivi dell'inquinamento acustico sugli esseri umani c'è il disturbo del sonno, che può a sua volta causare problemi più gravi come ipertensione o malattie cardiache. Preoccupano anche gli effetti del rumore sulla fauna selvatica: molte specie, infatti, ricorrono alla comunicazione acustica per importanti aspetti della loro vita come trovare cibo o individuare un compagno e l'inquinamento acustico può interferire con queste
funzioni. La legislazione europea mira a ridurre tale inquinamento poiché le cosiddette zone tranquille possono rappresentare un'opportunità per il recupero psico-fisico di cittadini europei spesso altamente disturbati dal rumore. Esiste infatti una Direttiva europea sul rumore ambientale (2002/49/EC) e alcune azioni sono state intraprese per proteggere le aree tranquille in campagna, ma il rapporto dell'Agenzia europea sostiene che c'è ancora molto da fare. Tra le misure possibili, l'introduzione di una normativa nazionale o locale che limiti certe attività commerciali o ricreative nelle zone tranquille.
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